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lunedì 20 febbraio 2017

La Sacchi elettroforinture parlerà francese: acquisita dal gruppo Sonepar



Ormai è fatta. Manca solo il via libera da parte dell'Antitrust e poi la Sacchi elettroforniture, che da da qualche anno ha ubicato il proprio centro direzionale e logistico proprio a Desio consolidando la propria presenza in città, inizierà a parlare francese. 
Già dagli ultimi mesi dello scorso anno si parlava di un interesse da parte della Sonepra, colosso transalpino, a mettere le mani su questa grossa realtà commerciale brianzola, fondata nel 1957 a Barzanò e che proprio quest'anno si prepara a festeggiare i sessant'anni di attività vantando 970 dipendenti, 40mila clienti, 400 fornitori e 53 punti vendita.

I dipendenti della Sacchi sono stati informati venerdì sera dell'imminente cambio di gestione, proprio mentre la Sonepar pubblicava sul proprio sito ufficiale la notizia della trattativa ormai praticamente conclusa, subordinata solo al benestare dell’autorità garante del mercato: “Una volta completata – ha spiegato l’azienda francese – questa acquisizione raddoppierà il fatturato in Italia, terzo mercato più grande in Europa, e rafforzerà la nostra posizione in Lombardia, primo mercato industriale italiano. A quel punto potremo iniziare a condividere le nostre competenze e lavorare insieme per sviluppare nuove iniziative e valore aggiunto, mantenendo ognuno le rispettive specificità e team di gestione”.

Sonepar, che al momento è già il primo operatore in Italia nel mercato della distribuzione di materiale elettrico con novantuno punti vendita ed oltre 1.200 dipendenti, con questa acquisizione ha la possibilità di raddoppiare il proprio fatturato, che a livello mondiale è di circa 20 miliardi di euro. La Sacchi, che ha chiuso l'ultimo fatturato con quasi 500milioni di utili quindi, entra a far parte di un gruppo che conta 2.800 filiali in tutto il mondo ed oltre 43mila collaboratori: sono grandi numeri.

Dispiace però constatare che ancora una volta, un grande marchio del nostro made in non riesca a continuare il proprio sviluppo in maniera autonoma ma venga assorbito da una multinazionale che ha il proprio quartier generale oltreconfine. Sarà la crisi generalizzata che tocca la nostra economia e la nostra capacità imprenditoriale.
Resta un conforto: le insegne degli store resteranno a marchio Sacchi, da quanto si apprende. Ma quello che conta, sono i posti di lavoro: queste fusioni ed acquisizioni spesso fanno il bene della grande finanza e delle grandi imprese, ma a rimetterci sono i dipendenti che, ci auguriamo, possano restare tutti al proprio posto di lavoro come sembra leggersi tra le righe dell'annuncio di questa fusione: "Non appena le autorità avranno dato la loro approvazione, le squadre di Sacchi e Sonepar Italia potranno iniziare a condividere le loro esperienze e lavorare insieme per sviluppare iniziative che portino un valore aggiunto, pur mantenendo le loro caratteristiche specifiche e propri team di gestione."

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